Una risposta a “Le tre da ricordare: funerali di Stato e nulla osta alle armi di difesa, via i simboli ad Adro, il taxista picchiato

  1. venerdì 15 ottobre 2010, 23:43:26
    Ancora morti in Afghanistan, questa volta è toccato a 4 militari della Brigata Alpina “Julia” nell’ambito della Missione per la Pace di cui le nostre Forze Armate fanno parte. Uso volontariamente il complemento di termine “per la pace” al posto di quello “di pace” comunemente usato, giacchè si tratta sempre di interventi armati, anche se volti, come si spera, a ristabilire la pace.
    In questi giorni accanto ai sentimenti di cordoglio per le vittime e per le loro famiglie, ho anche notato l’uso frequente del termine “eroi” che mi ha fatto un po’ rabbrividire, facendomi tornare alla mente, periodi storici recenti e non, che di eroico, la storia ha dimostrato, non avevano proprio niente.
    Tornando ai nostri poveri Caduti, a cui ovviamente va tutto il nostro deferente ricordo, va ricordato che erano Volontari dell’Esercito, ragazzi cioè che hanno scelto questa professione soprattutto perchè il mondo del lavoro non offre ai giovani altre occupazioni che diano la sicurezza di uno stipendio sicuro per tutta la vita; erano inquadrati in un reparto cosiddetto “Operativo” che quindi periodicamente viene chiamato a svolgere operazioni “Fuori Area”, per cui nel momento in cui la Brigata è andata in Afghanistan, anche i nostri 4 ragazzi sono partiti insieme agli altri, a prescindere se avessero o no la volontà di andare.
    Tranne casi veramente eccezionali, a nessuno viene in mente di rifiutare, pur avendo magari motivi validi: troppo alto il senso del dovere, unito a quel sano cameratismo che in gergo si chiama “Spirito di Corpo” ed anche al pensiero di buon riscontro economico durante le missioni, specie a fronte degli stipendi che in patria oscillano intorno ai 1400 euro mensili.
    Ed anche in zona operativa ognuno continua a compiere il proprio dovere, sia che stia all’interno di una caserma con mansioni logistiche, sia che abbia un compito più operativo come quello di costiture posti di blocchi o scortare convogli umanitari o altro e ognuno è consapevole del rischio che corre, ma anche del fatto che si viene pagati proprio per svolgere quelle funzioni.
    Una mattina poi, mentre si scortano alcuni camion di viveri destinati alle popolazioni, accade che il nostro mezzo, magari nemmeno appropriato per quel tipo di missione, incoccia una bomba rudimentale e salta in aria e si muore… e muoiono le persone… e nascono gli eroi??
    No, non si nasce eroi, nè lo si pianifica.. sono solo determinate circostanze a poter farci decidere volontariamente di esserlo, come buttarci in mare per salvare qualcuno che annega, o aiutare l’anziana signora che sta per essere scippata, o mettersi contro qualcuno che tenta di violentare una ragazza, o anche, proprio in azione di guerra, resistere per permettere ad altri di mettersi in salvo, ma sono casi isolati e determinati in quel preciso momento, mai pianificati, giacchè nessuno va volontariamente a morire.
    E allora sono le Istituzioni, gli Stati, a esigere la nascita di eroi, come Abramo, nell’antico testamento, che per non contraddire il Volere di Dio, porta il proprio figlio sull’altare del sacrificio, anche oggi gli Stati portano i propri figli sull’altare sacrificale delle guerre, al servizio di pur nobili ideali come pace, libertà, sicurezza.
    Iddio però fermò Abramo e Isacco fu salvo, i nostri figli invece continuano a morire, ne vale veramente la pena?
    Per le Istituzioni, gli Stati, per gli ideali che possano chiamarsi Pace, Libertà, Sicurezza, certamente si, ma per le persone: per le madri, i padri, le mogli, i figli, i fratelli, le sorelle, certamente no!

    wiska chi lotta vive

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *