2 risposte a “Le tre da ricordare: le riflessioni sulla morte di Osama Bin Laden

  1. Appena appresa la notizia della uccisione di Bin Laden mi sono chiesto se sia civile gioire per la morte di un uomo, anche se è un delinquente terrorista, magari il più crudele. Mi chiedo se uno stato ha il diritto di uccidere senza processo, in un’azione che mi sembra, dalle notizie fornite dalla stampa, non necessitasse assolutamente di arrivare ad una uccisione per essere portata a termine. Non parliamo poi del “funerale”. Mi chiedo se tutto questo non nasconde una falsa notizia, oppure se una morte così irrituale non sia giustificata da un desiderio inconfessato di non arrivare ad un processo internazionale che avrebbe avute gravi ripercussioni in ordine alla sicurezza e, mi sembra credibile, anche in ordine alla chiarificazione di quanto veramente avvenuto nel famoso 11 settembre. In un processo in cui Osama sarebbe stato certamente accusato di un tale attentato efferato, non sarebbe stato difficile per un difensore (anche Osama ne avrebbe avuto diritto) instillare il dubbio sugli attentati, sulla correttezza di certe spiegazioni ufficiali, sulle conclusioni delle commissioni che hanno fornite spiegazioni troppo spesso inattendibili. Certamente un tale morte, nel suo svolgimento, contribuisce ad aumentare i dubbi in chi ne ha sempre avuti, e vedere cittadini godere per la morte di un uomo, con lo stesso entusiasmo dei tifosi dopo la vittoria della squadra del loro cuore, mi rattrista e mi convince sempre più che il livello culturale dominante è notevolmente amorale, illiberale, becero, immaturo.
    Essere contenti per l’arresto di Osama sarebbe stato corretto, augurarsi la sua eventuale condanna si, manifestare pubblicamente gioa per una morte no, non è civile. Spero che questa mia idea non venga considerata a favore di Bin Laden che condanno senza se e ma, ma a favore del diritto e della giustizia, quella vera e non demagogica o pruriginosa.

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