Una risposta a “Libia

  1. Caro Direttore, molto interessante la puntata sulla Libia. Principalmente, penso che i nostri sforzi dovrebbero essere indirizzati a diradare la nebbia nominale che avvolge la nazione. Un gatto dovrebbe sempre essere identificato come gatto, non micio od altri termini strampalati, in modo che tutti capiscano subito che il gatto, domestico o selvatico, è quell’animale che per istinto uccide i roditori dopo averci giocato per un po’, fingendo di farseli sfuggire dalle grinfie. Nella sbornia delle primavere arabe, fu fatto il sogno, accompagnato da sobillazioni ed atti di forza, di abbattere tutti i regimi autoritari per introdurre schemi di democrazia occidentale. Dal cappello stavano per uscire alcune dittature su base teocratica. Una delle peggiori forme di dittatura perché guidata da qualche spiritato interprete che si fa portavoce del volere di Dio. Fu fatta marcia indietro ma rimane ancora da comprendere che la democrazia occidentale non è esportabile. Da noi è sospinta dal convincimento che siamo tutti uguali, divenuto assioma culturale. Mi pare che nei paesi arabi sia tutta un’altra musica. Molti anni fa, in occasione di celebrazioni religiose, alcuni importanti notabili venivano portati all’equilibrio di peso con ori e gioielli gettati dal popolo in pellegrinaggio sull’altro piatto della bilancia. Lasciamo che si facciano i loro regimi autoritari, sperando che non siano teocratici. Sempre per dare del gatto al gatto, trattando dei paesi arabi, evitiamo di qualificare le loro forme di governo, sono governi punto e basta, che se la vedano i rispettivi cittadini.
    Consideravo Mu’ammar Gheddafi un nostro eccentrico alleato nella difesa dei confini meridionali, che fosse dittatore oppure no.
    Tornando ai gatti, dovremmo smetterla con gli accenni ai trafficanti di uomini, agli sfruttatori, ai ricchi banditi speculatori sulle disgrazie altrui, tutti artifici messi in campo per evitare di dire che le forze armate, in difesa del popolo che devono proteggere, vengono utilizzate per bloccare l’invasione africana. Basta con i militari ridotti a crocerossine! Venendo a Silvio Berlusconi, lo considero un grande e lucido statista ma non esente da errori. Dal mio punto di vista, il più grave è stato quello di avere subito passivamente la liquidazione di Gheddafi. Non credo che la Francia, se si fosse trovata nelle condizioni dell’Italia, avrebbe permesso di confondere la sua azione con quella degli altri paesi, anche se alleati nella NATO. Un altro errore di rilievo è stato quello di promettere ma non portare a conclusione una vera revisione di alcune norme sul lavoro. Non è riuscito a fare quello che la Thatcher seppe fare in Inghilterra contro la deriva sindacale dell’economia. Ha così consegnato alla sinistra la qualifica di riformatrice -si fa per dire- attraverso un Jobs Act pasticciato in casa, tra parenti. Gli echi di questo errore sono destinati a perdurare. Le iniziative sindacali continuano a tarpare le ali alla nostra creatività e al nostro lavoro, come nel recente caso dell’eliminazione dei Voucher. Il movimento sindacale sostiene di difendere i lavoratori italiani, senza rendersi conto che molte sue azioni sono da agenzia promozionale per lo spostamento del lavoro all’estero, in favore di altre popolazioni vicine o lontane. Nel frattempo, il governo non si adopera per fare chiarezza e continua a subire i diktat sindacali.

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