Una risposta a “Mal d’Africa

  1. Caro Direttore, è sempre bello ascoltare la sua trasmissione e le disquisizioni dei suoi ospiti. Ho l’impressione che ci vogliano affascinare coi futuri radiosi, con le aspettative lontane. Forse tra 50 anni potrebbe esserci la corsa all’Africa per il lavoro, anche per gli europei, nel frattempo c’è un assalto privo di regole da parte degli africani, che qui creano confusione, disordine, svilimento delle nostre regole di convivenza, pesanti costi diretti ed indiretti e, infine, un valido sostegno alle attività sommerse ed illegali. L’immediatezza di questo assalto, accompagnato da tali conseguenze, non consente di prendere in considerazione dei voli pindarici, bensì richiede azioni concrete ed immediate. Tutti sono d’accordo sul fatto che è la criminalità a gestire il traffico dei clandestini, e che la Libia è divenuta un’espressione tribale con la quale non si possono fare accordi, mentre subiamo l’inarrestabilità degli sbarchi. Oggi, tra satelliti e droni, avremmo la possibilità di individuare e distruggere i gommoni e le altre imbarcazioni in attesa di essere utilizzate per il trasporto dei clandestini. Di cosa abbiamo paura? Che i trafficanti ci facciano causa per i risarcimenti? Che il locale governo a natura tribale lo consideri un atto di guerra? Loro liberi di procurarci i danni e noi sottomessi a subirli senza nessuna reazione. Se fosse così, nell’invasione dei clandestini, saremmo riusciti a rinunciare al controllo di un grave fenomeno allarmante e dannoso, perché intimiditi dal disordine tribale libico.
    Mario

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