Guerra, Liguori: “Meglio morire a Washington o a Pechino? Meglio non morire affatto”

“Ormai siamo dentro la guerra. Non siamo più un Paese che supporta un Paese aggredito. Dopo quattro mesi, i nostri alleati, ma soprattutto il grande alleato, Biden, dice Continuiamo a mandare altre armi, armi più pesanti – commenta il direttore Paolo Liguori – Ma per fare che? Per liberare la parte del Donbass? Probabilmente, se si continuerà a fare guerra in quella zona la Russia conquisterà un altro pezzo di territorio; due mesi fa la situazione era più vantaggiosa per l’Ucraina, ma nessuno voleva trattare”.

 

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Scissione 5 stelle, Liguori: “Il Movimento ne esce umiliato, ma il migliore di tutti è di nuovo Grillo”

“È la fine Piero, ma forse anche l’inizio. I 5s sono arrivati al capolinea e si spaccheranno su una questione diventata dirimente perché non è la guerra o le armi ma il loro ruolo in Parlamento: dove devono stare e con chi devono stare. Conte dice state fermi, siamo con la maggioranza e con Draghi però lo contestiamo. Di Maio dice stiamo con Draghi nel progetto generale atlantista ed europeo. Si spaccano perché è necessario per Di Maio fondare un nuovo gruppo alla Camera e al Senato che raccolga tutti coloro che sono andati via in questi ultimi anni per fare una piattaforma per sopravvivere alle prossime elezioni”.

 

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Carcerazione preventiva, Liguori: “Dalla presunzione d’innocenza stiamo arrivando alla presunzione di colpevolezza”

“Sono anni e anni che si batte sul fatto che la sicurezza si basa tenendo le persone in carcere. Non è così. In carcere dovrebbero andarci quelli presi in flagranza, quelli che stanno commettendo atti di violenza e potrebbero rifarli, in tale caso studiare anche percorsi alternativi al carcere, e poi la criminalità organizzata. Questi dovrebbero stare in carcere perché pericolosi per la società”. Esordisce così Paolo Liguori nella nuova puntata della rubrica “Fatela Finita”, dove con Hoara Borselli e insieme al direttore Piero Sansonetti si continua a parlare del referendum sulla giustizia, fallito a causa del mancato raggiungimento del quorum.

 

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Matteo Renzi a Tgcom24: “Serve una giustizia giusta per i cittadini”

 

“Noi dobbiamo cambiare la giustizia”. Così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, intervistato dal direttore editoriale di Tgcom24, Paolo Liguori. “Non mi interessa fare una battaglia politica alla magistratura, mi interessa una giustizia giusta al servizio dei cittadini. Se pensiamo a quello che è successo a me ti vengono i capelli ritti, ma la verità è un argomento testardo, parlano i fatti”. Poi un accenno al caso della Banca Etruria: “Una balla spaziale – chiosa il leader di Iv – e un’aggressione politica dei grillini, che ora sono finiti”.

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Ucraina, Paolo Liguori: “Visita dei leader Ue a Kiev è importantissima, ma tardiva”

 

“Questa visita è certamente importante se fa arrivare a una trattativa, ma è tardiva perché si doveva fare molto tempo fa”. Nel giorno del viaggio a Kiev del premier italiano Draghi, del presidente francese Macron e del cancelliere tedesco Scholz, Paolo Liguori interviene a “Stasera Italia” per analizzare quanto emerso durante l’incontro dei leader europei con Volodymyr Zelensky.

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Ucraina, Liguori: “Quanti morti ci costa il tempo perduto?”

 

“Siamo arrivati alla vigilia di una drammatica resa dei conti in Ucraina – commenta il direttore Paolo Liguori al Riformista tv – L’aggredito Zelensky ha tuonato chiedendo sempre più armi per resistere, ma in realtà per darli ai suoi uomini e mandarli a morire. L’aggressore, Putin, ha tirato dritto per la sua strada senza scomporsi. Una strada di morte, aggressione, che è andata avanti nel Donbass”.

Referendum giustizia, Liguori: “Serve la riforma del quorum. Noi ci abbiamo messo la faccia, altri giornali il c**o degli elettori”

 

“Noi ci abbiamo messo la faccia e abbiamo fatto bene perché il referendum è un’istituzione repubblicana che va salvata, va conservata ed è assolutamente indispensabile per una democrazia completa – Commenta il direttore Paolo Liguori il giorno dopo l’election day – Tanto che bisognerà affrontare questo problema della riforma del quorum, non può essere che c’è un quorum su una base elettorale che è incompatibile con gli elettori italiani”.

Referendum giustizia, Liguori: “La presunzione d’innocenza è un diritto inalienabile”

Hoara Borselli, il direttore editoriale del Riformista Tv Paolo Liguori e ed il direttore de Il Riformista Piero Sansonetti sul voto referendario sulla giustizia del prossimo 12 giugno per la rubrica Fatela Finita.

 

“Su questo referendum ne sono state dette tantissime – è intervenuto Liguori –  ‘Non potremo più fare la lotta alla mafia, non potremo fare la lotta alla criminalità’. Per fare questo teatrino – che stanno facendo tardi e male nelle tv -, uno dovrebbe parlare per il sì, un altro per il no. Insomma, facciamola finita con questa idea che ognuno dice la sua. I magistrati in carica, tranne qualcuno che ha già detto che andrà a votare, stanno benissimo come stanno. Hanno tutti i privilegi del mondo, nessuno gli chiede niente e io quindi nemmeno mi sento di dire perché bisogna votare contro ai referendum.

 

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Chiuso spazio aereo, Lavrov annulla volo in Serbia. Liguori: “Rischiava di essere abbattuto. Questa è vera barbarie”

“La guerra è barbarie. Naturalmente il vero crimine è la guerra. Non ci sono crimini di guerra peggiori di altri. Ormai queste frasi vengono prese come una banalità quotidiana perfino da voi che ci state ad ascoltare. E invece queste frasi hanno un senso e un significato, perché è dal primo giorno di questa guerra che noi dal Riformista Tv, dal giornale e da interventi in qualsiasi sede abbiamo sempre sostenuto: “Deve finire subito, a qualsiasi costo!”

 

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Paolo Liguori su vicenda Casellati: “Così Travaglio ci spinge a votare sì al referendum”

Non sono un fautore delle querele per diffamazione. Non sono neppure un fautore delle condanne. Però questa volta vi parlo di una sentenza che in qualche modo va capita, interpretata. Il tribunale civile di Padova ha condannato “Il Fatto Quotidiano” e tre giornalisti, tra cui il direttore Travaglio e altri due, per una serie lunga di cinque articoli diffamatori nei confronti di Maria Elisabetta Alberti Casellati. La presidente del Senato non ne ha più potuto di questa campagna martellante in cui la facevano comparire come un’imbrogliona. Ora “Il Fatto Quotidiano” è stato condannato a risarcirla per 25 mila euro in solido più altre spese processuali.

 

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