Domenica sera allo stadio Meazza hanno esposto uno striscione: “Zeman, icona del calcio pulito”. Hanno fatto pensare. Intanto, è un forte segnale in controtendenza fare un complimento pubblico, prima della gara, all’allenatore della squadra avversaria. In un ambiente gonfio di retorica e di simboli antagonisti, si tratta di un precedente molto importante. Ma non è il buonismo cavalleresco che colpisce. E neppure la sottintesa polemica contro gli ambienti bianconeri, avversari comuni. Piuttosto la riflessione è in quel desiderio espresso con semplicità di “calcio pulito”. Calcio, ma anche politica, economia società, perfino aria.
Il popolo non ne può più e cerca esempi di un mondo più pulito. Bisogna ascoltare e riflettere. Se in uno stadio si arriva alla rappresentazione di un sentimento tanto semplice quanto efficace, vuol dire che la retorica e la demagogia sono ampiamente superate Vuol dire che chi governa, dirige, chi ha una qualunque responsabilità, deve fare attenzione al giudizio degli altri. Il calcio pulito è una metafora. La stragrande maggioranza degli italiani, stanca di come vanno le cose, vogliono lealtà e trasparenza nella partita della vita quotidiana. Senza trucchi e privilegi.