Paolo Liguori: “Votare a settembre è compresso e porta due criticità”

 

L’intervento di Paolo Liguori a “Controcorrente”, durante la puntata di lunedì 25 luglio, inizia con una riflessione in merito ai tempi delle elezioni e su quanto sia difficile andare alle urne a settembre: “È compresso fare tutto tra luglio, quando il governo si scioglie, e ottobre, dove bisogna iniziare a ragionare di manovra economica”.

 

Il direttore editoriale di Tgcom24 prosegue quindi focalizzandosi su due criticità che ricadranno sugli italiani, quando si troveranno un parlamento sempre più casuale e generico: “La prima è che la scelta dei candidati è casuale, veloce, assurda, frenetica, senza una selezione. Inoltre la campagna elettorale sarà cortissima, brevissima, sincopata e porterà a un restringimento dei temi che si limiteranno a chi vince e chi perde”.

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Liguori sulle dimissioni di Johnson: “Quando saremo abbastanza grandi per capire che la sua teoria sulla guerra è sbagliata?”

 

Porre fine alla guerra in Ucraina per contrastare la crisi economica che riguarda tutta l’Europa e avvalersi della figura del Papa per trovare una via d’uscita dallo stallo delle trattative. È questo il messaggio del direttore Paolo Liguori, che dallo studio di “Controcorrente” prova a fare il punto anche sulla politica interna, a partire dalle mosse del M5s: “Il mio amico e collega Piero Sansonetti mi ripete da mesi che Giuseppe Conte non esiste e ieri mi ha telefonato commentando “te l’avevo detto”. È andato da Draghi per presentare il suo programma, ma lo ha dimenticato – esordisce il direttore editoriale di Tgcom24 durante la puntata di giovedì 7 luglio, dove prova quindi ad allargare gli orizzonti – La gag non fa ridere gli italiani, personalmente mi sono distratto dalla politica italiana e ho iniziato a guardare di lato, dove euro e dollaro sono arrivati al pareggio. Non è un aspetto positivo per l’Europa, le nostre sanzioni ci stanno inguaiando, al contrario della Russia”.

 

Quindi la provocazione: “Putin è un dittatore orribile e possiamo pure rispondergli male, come abbiamo fatto negli ultimi tre mesi, ma pensate che Erdogan sia un sincero democratico? Draghi sei mesi fa gli ha detto che era un dittatore, mentre ora dice che è un nostro amico. Se questa è la politica realista, facciamola finita con questa guerra che sta mettendo in ginocchio tutti, a partire dagli ucraini”. Una teoria confermata, a suo parere dalla caduta di Boris Johnson, ritenuta “la punta di lancia, ancora più di Biden, di una teoria che diceva “più saremo feroci contro Putin, più il suo mondo si sgretolerà e sarà costretto ad andarsene”.

“Ora il suo partito lo ha mandato a casa, perciò quando saremo abbastanza grandi senza essere ideologici per capire che questa strada è sbagliata e dannosa? Tutte le guerre finiscono con una pace, con un trattato. Non si potrà stabilire cos’è l’Ucraina se non si chiude questa guerra e si stabiliscono i confini, così come è stato per noi con l’Istria”. E ancora: “Ho sentito dire con grande leggerezza che questa guerra si chiude solo quando lo decideranno gli ucraini e Zelensky, ma non è così. Quando si fa un’alleanza grande poi è questa che mette fine al conflitto, non il Paese interessato e basta. L’unica persona che oggi può andare a trattare con l’una e l’altra parte, perché è rimasta intatta e non abbiamo neanche ascoltato abbastanza, è il Papa“.