Guerra in Ucraina, Paolo Liguori: “L’Europa la vera sconfitta”

“Stiamo assistendo a un nuovo capitolo, a un nuovo atto del dramma della guerra in Ucraina. In questo capitolo il tema è come arrivare ad un negoziato che non si può eludere alla fine di ogni guerra, senza dire che si vuole negoziare. I russi hanno fatto presto, hanno invaso un bel po’ di Ucraina e adesso arretrano su quei confini che fin dall’inizio volevano occupare, che coincidono perfettamente con le popolazioni che il 4 novembre andranno a votare se stare con la Russia o con l’Ucraina e voteranno – come hanno fatto in Crimea – per stare con la Russia.

 

Quelli sono i confini che loro vorranno sicuramente mettere nel trattato come i nuovi confini tra i due Paesi. Tutto il resto del territorio lo stanno abbandonando. Perché così, dall’altra parte, Zelensky può dire – complice la propaganda formidabile occidentale – i Russi li abbiamo sconfitti battuti, si stanno ritirando, siamo arrivati quasi ai loro confini e quindi Zelensky ha vinto la sua guerra e potrà trattare da parziale vincitore. Poi si arriverà a una trattativa. Tutto questo poteva essere fatto molto tempo fa, è costato morti, ma non è solo questo problema, quello dei morti che ci cambierà la vita. Perché il vero sconfitto di questa guerra sarà l’Europa. Alla fine, quando faranno il trattato, scopriremo che sul terreno è rimasta l’economia europea”.

 

 

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La morte di Gorbaciov, la guerra in Ucraina e il nuovo muro che vuole alzare l’Occidente

di Paolo Liguori

 

Nel 1989, quasi dieci anni prima della fine del secolo, tre grandi uomini portarono a compimento una politica che cambiò la faccia del mondo, la faccia geopolitica del mondo. O perlomeno speravamo che la cambiasse per sempre. Sono morti tutti e tre, Ronald ReaganPapa Wojtyla e adesso Gorbaciov. Cosa successe in quel momento? Beh, ci fu il cambio. Il cambio del secolo, il secolo della guerra mondiale, il secolo delle guerre, il secolo del Fascismo e del Comunismo che ha sono continuati anche dopo, ma in altra forma, il secolo della morte era il secolo alle spalle, crollò il muro di Berlino, il muro di Berlino era un pezzo di pietra, di mattoni, ma era un simbolo, era il muro che segnava la Cortina di ferro, la divisione del mondo. Noi di qua. Voi di là.

 

Molti avevano provato prima a mettere in discussione questo, questo sentimento della divisione del mondo, ma questi tre uomini ci riuscirono, riuscirono a segnare un’epoca e tutti noi che eravamo lì, dicemmo, non sarà più tutto come era prima. Cambierà tutto. Lo disse il Papa, lo disse Reagan e lo disse Gorbaciov. Oggi Gorbaciov sta morendo quasi nel dimenticatoio. Putin non andrà al funerale di Gorbaciov, l’ha annunciato, e anche in Occidente se ne parla in questo momento come di un uomo tra i tanti che hanno fatto cose importanti, di Reagan se ne parla ancora meno. Allora la questione è semplice. Questo succede perché noi stiamo capovolgendo quella storia e stiamo ricostruendo la Cortina di ferro, la guerra in Ucraina non è una semplice guerra locale, regionale, per quanto importante o per quanto europea.

 

L’avrete sentito in questi giorni, dire spesso “noi siamo da una parte, loro sono dall’altra, noi siamo democratici, loro sono autoritari e non democratici”. E spesso è una balla, perché nel nostro schieramento c’è anche Erdogan, e non è che lo definiremo un sincero democratico; però è nella NATO, fa parte di un sistema di alleanze, fa parte di un sistema di armamenti e dall’altra parte non ci sono solo quelli che sono entrati con i carri armati in Ucraina, d’altra parte erano entrati anche con i carri armati in Cecoslovacchia, anche in Ungheria, e questo non ha impedito a quegli stessi uomini che vi ho nominato di andare a scongelare quella Cortina di ferro, di andare a rompere quel muro di Berlino. Ci voleva la volontà di farlo. Ebbene, oggi la volontà, per esempio dello schieramento occidentale, soprattutto dei capi dello schieramento occidentale che sono a Washington – schieramento di cui io e voi facciamo parte – è di ricostruirla questa barriera: da questa parte si sta in un modo, dall’altra parte di questa Cortina si starà in un altro, si torna indietro, si torna indietro al secolo scorso e tutto questo sta avvenendo in maniera assolutamente anonima.

 

Il Papa ha parlato, ha tuonato contro la guerra, ma viene censurato. Quando Wojtyla parlava, nell’89, e veniva esaltato, o quando Reagan mise un sistema di scudo per costringere i russi a cambiare politica, veniva sostenuto, e quando Gorbaciov, correndo molti rischi personali, lanciò la Perestroika e disse basta con questa divisione del mondo, divenne per pochi anni anche un eroe dell’Occidente. Oggi, però, c’è perfino chi ha brindato alla morte di Gorbaciov, proprio qui, perché, ha detto, ma no, questo è quello che ha distrutto il Comunismo, perché c’è nostalgia dei tempi precedenti. C’è nostalgia del secolo delle guerre, c’è nostalgia di quella divisione? Io non ho nessuna nostalgia di quei tempi. Quando cadde il muro pensai, ora siamo tutti più liberi. Adesso che si sta ricostruendo il muro in Ucraina c’è un clima di oppressione, soprattutto quando provi a dire che questa guerra è ingiusta, deve finire. E anche Zelensky deve rendersi conto che ha diritto a costruire il suo futuro, il futuro del suo Paese, ma non gli abbiamo mai dato il diritto di costruire il futuro del nostro mondo, dell’Occidente e dell’Europa, non gliel’abbiamo mai concesso.

Ma quando dici queste cose, ti guardano e dicono, va bene, allora tu sei amico di Putin. Mai stato né amico di Putin, né della Russia pre Gorbaciov. Ma amico di quei tre uomini che fecero crollare il muro e scongelano la Cortina di ferro, lo ero, lo sono stato, e ho quasi nostalgia adesso. Come peraltro anche Henry Kissinger, che fece parte di quel mondo lì, ha detto più volte anche lui le stesse cose sulla guerra, come papà Francesco, che è inascoltato e quasi trattato come un povero vecchio. Qual è la sua di Kissinger? Che ha 99 anni? Meglio 99 anni spesi bene, con un’intelligenza ancora viva, che cinquant’anni spesi male, oppure pochi meno di Kissinger ma spesi male come li sta spendendo il Presidente degli Stati Uniti.

Attentato Darya Dugina, Liguori: “Il terrorismo nasce dall’Occidente fornitore di armi”

“Quando c’è una guerra, quando si riempie una delle due parti di armi, quando il potente Occidente fornitore di armi, parteggia e riempie di armi qualcuno – e questo soggetto non riesce a vincere la sua guerra – si crea una situazione di stallo e nasce il terrorismo”. Con queste parole il direttore editoriale di Riformista Tv Paolo Liguori ha commentato l’attentato che a Mosca ha provocato la morte  di Darya Dugina, figlia dell'”ideologo di Putin” Oleksandr Dugin.

 

“È successo in Afghanistan, è successo in Iraq. L’Isis nasce da una costola degli iracheni che tifavano per Saddam e si sono visti invasi non solo dagli occidentali, ma anche dagli sciiti legati all’Iran. Succede così in tutto il Medio Oriente da anni. È successo così in Cecenia, quando i partigiani ceceni si sono sentiti schiacciati, sono passati al terrorismo e l’hanno portato a Mosca”

 

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Elezioni, Liguori: “Tutti si definiscono moderati, ma c’è una guerra feroce alla quale partecipiamo”

“Tutti vogliono fare la corsa a definirsi moderati, ma a pochi chilometri da qui c’è una guerra feroce alla quale noi partecipiamo come Nato”. Così Paolo Liguori, il direttore editoriale di Tgcom24, a “Controcorrente” che considera: “Intanto noi non facciamo nulla per fare una mediazione, per comparire, per essere protagonisti di una pace: siamo moderati”.

 

“Tra due mesi, comunque andranno a finire le elezioni – continua Liguori – ci troveremo una guerra che non finisce mai e con l’Italia che non fa nulla, né per farla finire né per risolvere in altro modo. Stiamo seguendo come dei cagnolini Biden che sta portando il mondo occidentale a uno sfascio”, conclude.

L’analisi si sposta quindi sul taglio dei parlamentari, con Liguori che aggiunge: “Ci hanno fatto votare un referendum costituzionale, poi non hanno cambiato la legge elettorale, non hanno rifatto i collegi e in queste ore sta accadendo l’inferno. In tutti questi partiti c’è chi ha più posti dei deputati che aveva e chi ne ha molti meno. E questa cosa gli sta bene perché i partiti non hanno detto alla gente cosa sarebbe successo”.

 

“Ovviamente la proposta è stata dei Cinque Stelle – continua Liguori – degli incoscienti che molte volte fanno questi giochi un po’ infantili senza capire dove si va a parare perché non hanno uso dell’istituzione. La beffa è che i partiti che hanno fatto questa cosa agli italiani adesso se la ritrovano contro”.

Turismo in Ucraina, Paolo Liguori: “Pensano a come sfruttare l’immagine brutta e negativa della guerra invece di lottare per la pace”

“Le informazioni che abbiamo noi non parlano di un bombardamento di Odessa. Parlano di un bombardamenti di alcuni obiettivi militari ad Odessa. Rimane l’accordo sul grano, che è il più importante raggiunto in questi centocinquantacinque giorni di guerra. Un accordo sottoscritto, anche se separatamente, sia dalla Russia che dalla Ucraina”.
Con queste parole il direttore editoriale di “Riformista Tv” inizia la sua analisi in merito a quanto sta accadendo in Ucraina, dove la guerra prosegue senza sosta.

“È la prima volta che succede e per centocinquantacinque giorni ci hanno sempre detto, a noi che parlavamo di trattative, di possibilità di sospendere la guerra, che non è possibile farlo con Putin – prosegue Liguori nella rubrica “Fatela Finita” – Invece è stato possibile a Erdogan che non solo lo ha fatto e lo ha annunciato a Tehran – quindi portando lì Putin e lui – e poi naturalmente le autorità dell’Iran, ma poi lo ha ratificato in firme separate con l’Ucraina e la Russia.

 

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Paolo Liguori: “Erdogan, il nostro Putin quotidiano”

“Senza polemiche, ma anche senza ipocrisie vorrei una risposta: perché Putin che invade il Donbass è perfido ed Erdogan che invade e sta per tornare in Kurdistan è autorizzato? Perché Erdogan è della Nato? Perché un aderente alla Nato è autorizzato a fare strage del Kurdistan e dei Curdi? Non è diverso dal Donbass. Certo di là c’era la scusa della denazificazione del Donbass, qui c’è la sconfitta dell’Isis, che è un’altra scusa. E allora, perché Erdogan è autorizzato? Perché è democratico? E Putin è un autocrate? E non sono, forse, tutte e due la stessa cosa? E perché Erdogan, nel frattempo, dà i droni all’Ucraina ma nello stesso tempo incontra Putin perché dia il via libera al grano in Europa? Qui, per combattere la paura della grande Russia stiamo rifacendo l’impero Ottomano. Erdogan è diventato l’uomo politico internazionale più influente del Mediterraneo. E non solo…”

 

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Liguori: “138 giorni di guerra. Saltano Bojo, Scholz e Macron. Muore Abe. L’inflazione vola. Chi pagherà le spese per fatti così straordinari?”

“Caro Piero, da 138 giorni c’è la guerra in Ucraina. Per quanto riguarda noi due, dopo otto giorni, avevamo già pensato che dovesse finire in qualche modo ma subito. 130 giorni di più sono veramente troppo.

Ci hanno però raccontato una favoletta per bambini: di là c’è il male, di qua c’è il bene. Tutto l’Occidente è vicino al bene. Basta stare uniti. Finanziare gli ucraini che combattono al nostro posto, mantenuti e sostenuti da noi per procura degli Stati Uniti. Tutto finirà bene perché se non riusciremo a prendere Putin fisicamente, il suo regime si sfalderà.

Io mi fermo qua: non voglio essere né dietrologo, né complottista. Ti racconto però cosa è successo l’ultima settimana”.

 

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Guerra, Liguori: “Meglio morire a Washington o a Pechino? Meglio non morire affatto”

“Ormai siamo dentro la guerra. Non siamo più un Paese che supporta un Paese aggredito. Dopo quattro mesi, i nostri alleati, ma soprattutto il grande alleato, Biden, dice Continuiamo a mandare altre armi, armi più pesanti – commenta il direttore Paolo Liguori – Ma per fare che? Per liberare la parte del Donbass? Probabilmente, se si continuerà a fare guerra in quella zona la Russia conquisterà un altro pezzo di territorio; due mesi fa la situazione era più vantaggiosa per l’Ucraina, ma nessuno voleva trattare”.

 

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Chiuso spazio aereo, Lavrov annulla volo in Serbia. Liguori: “Rischiava di essere abbattuto. Questa è vera barbarie”

“La guerra è barbarie. Naturalmente il vero crimine è la guerra. Non ci sono crimini di guerra peggiori di altri. Ormai queste frasi vengono prese come una banalità quotidiana perfino da voi che ci state ad ascoltare. E invece queste frasi hanno un senso e un significato, perché è dal primo giorno di questa guerra che noi dal Riformista Tv, dal giornale e da interventi in qualsiasi sede abbiamo sempre sostenuto: “Deve finire subito, a qualsiasi costo!”

 

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