La morte di Gorbaciov, la guerra in Ucraina e il nuovo muro che vuole alzare l’Occidente

di Paolo Liguori

 

Nel 1989, quasi dieci anni prima della fine del secolo, tre grandi uomini portarono a compimento una politica che cambiò la faccia del mondo, la faccia geopolitica del mondo. O perlomeno speravamo che la cambiasse per sempre. Sono morti tutti e tre, Ronald ReaganPapa Wojtyla e adesso Gorbaciov. Cosa successe in quel momento? Beh, ci fu il cambio. Il cambio del secolo, il secolo della guerra mondiale, il secolo delle guerre, il secolo del Fascismo e del Comunismo che ha sono continuati anche dopo, ma in altra forma, il secolo della morte era il secolo alle spalle, crollò il muro di Berlino, il muro di Berlino era un pezzo di pietra, di mattoni, ma era un simbolo, era il muro che segnava la Cortina di ferro, la divisione del mondo. Noi di qua. Voi di là.

 

Molti avevano provato prima a mettere in discussione questo, questo sentimento della divisione del mondo, ma questi tre uomini ci riuscirono, riuscirono a segnare un’epoca e tutti noi che eravamo lì, dicemmo, non sarà più tutto come era prima. Cambierà tutto. Lo disse il Papa, lo disse Reagan e lo disse Gorbaciov. Oggi Gorbaciov sta morendo quasi nel dimenticatoio. Putin non andrà al funerale di Gorbaciov, l’ha annunciato, e anche in Occidente se ne parla in questo momento come di un uomo tra i tanti che hanno fatto cose importanti, di Reagan se ne parla ancora meno. Allora la questione è semplice. Questo succede perché noi stiamo capovolgendo quella storia e stiamo ricostruendo la Cortina di ferro, la guerra in Ucraina non è una semplice guerra locale, regionale, per quanto importante o per quanto europea.

 

L’avrete sentito in questi giorni, dire spesso “noi siamo da una parte, loro sono dall’altra, noi siamo democratici, loro sono autoritari e non democratici”. E spesso è una balla, perché nel nostro schieramento c’è anche Erdogan, e non è che lo definiremo un sincero democratico; però è nella NATO, fa parte di un sistema di alleanze, fa parte di un sistema di armamenti e dall’altra parte non ci sono solo quelli che sono entrati con i carri armati in Ucraina, d’altra parte erano entrati anche con i carri armati in Cecoslovacchia, anche in Ungheria, e questo non ha impedito a quegli stessi uomini che vi ho nominato di andare a scongelare quella Cortina di ferro, di andare a rompere quel muro di Berlino. Ci voleva la volontà di farlo. Ebbene, oggi la volontà, per esempio dello schieramento occidentale, soprattutto dei capi dello schieramento occidentale che sono a Washington – schieramento di cui io e voi facciamo parte – è di ricostruirla questa barriera: da questa parte si sta in un modo, dall’altra parte di questa Cortina si starà in un altro, si torna indietro, si torna indietro al secolo scorso e tutto questo sta avvenendo in maniera assolutamente anonima.

 

Il Papa ha parlato, ha tuonato contro la guerra, ma viene censurato. Quando Wojtyla parlava, nell’89, e veniva esaltato, o quando Reagan mise un sistema di scudo per costringere i russi a cambiare politica, veniva sostenuto, e quando Gorbaciov, correndo molti rischi personali, lanciò la Perestroika e disse basta con questa divisione del mondo, divenne per pochi anni anche un eroe dell’Occidente. Oggi, però, c’è perfino chi ha brindato alla morte di Gorbaciov, proprio qui, perché, ha detto, ma no, questo è quello che ha distrutto il Comunismo, perché c’è nostalgia dei tempi precedenti. C’è nostalgia del secolo delle guerre, c’è nostalgia di quella divisione? Io non ho nessuna nostalgia di quei tempi. Quando cadde il muro pensai, ora siamo tutti più liberi. Adesso che si sta ricostruendo il muro in Ucraina c’è un clima di oppressione, soprattutto quando provi a dire che questa guerra è ingiusta, deve finire. E anche Zelensky deve rendersi conto che ha diritto a costruire il suo futuro, il futuro del suo Paese, ma non gli abbiamo mai dato il diritto di costruire il futuro del nostro mondo, dell’Occidente e dell’Europa, non gliel’abbiamo mai concesso.

Ma quando dici queste cose, ti guardano e dicono, va bene, allora tu sei amico di Putin. Mai stato né amico di Putin, né della Russia pre Gorbaciov. Ma amico di quei tre uomini che fecero crollare il muro e scongelano la Cortina di ferro, lo ero, lo sono stato, e ho quasi nostalgia adesso. Come peraltro anche Henry Kissinger, che fece parte di quel mondo lì, ha detto più volte anche lui le stesse cose sulla guerra, come papà Francesco, che è inascoltato e quasi trattato come un povero vecchio. Qual è la sua di Kissinger? Che ha 99 anni? Meglio 99 anni spesi bene, con un’intelligenza ancora viva, che cinquant’anni spesi male, oppure pochi meno di Kissinger ma spesi male come li sta spendendo il Presidente degli Stati Uniti.

Attentato Darya Dugina, Liguori: “Il terrorismo nasce dall’Occidente fornitore di armi”

“Quando c’è una guerra, quando si riempie una delle due parti di armi, quando il potente Occidente fornitore di armi, parteggia e riempie di armi qualcuno – e questo soggetto non riesce a vincere la sua guerra – si crea una situazione di stallo e nasce il terrorismo”. Con queste parole il direttore editoriale di Riformista Tv Paolo Liguori ha commentato l’attentato che a Mosca ha provocato la morte  di Darya Dugina, figlia dell'”ideologo di Putin” Oleksandr Dugin.

 

“È successo in Afghanistan, è successo in Iraq. L’Isis nasce da una costola degli iracheni che tifavano per Saddam e si sono visti invasi non solo dagli occidentali, ma anche dagli sciiti legati all’Iran. Succede così in tutto il Medio Oriente da anni. È successo così in Cecenia, quando i partigiani ceceni si sono sentiti schiacciati, sono passati al terrorismo e l’hanno portato a Mosca”

 

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