Elezioni, Liguori: “Tutti si definiscono moderati, ma c’è una guerra feroce alla quale partecipiamo”

“Tutti vogliono fare la corsa a definirsi moderati, ma a pochi chilometri da qui c’è una guerra feroce alla quale noi partecipiamo come Nato”. Così Paolo Liguori, il direttore editoriale di Tgcom24, a “Controcorrente” che considera: “Intanto noi non facciamo nulla per fare una mediazione, per comparire, per essere protagonisti di una pace: siamo moderati”.

 

“Tra due mesi, comunque andranno a finire le elezioni – continua Liguori – ci troveremo una guerra che non finisce mai e con l’Italia che non fa nulla, né per farla finire né per risolvere in altro modo. Stiamo seguendo come dei cagnolini Biden che sta portando il mondo occidentale a uno sfascio”, conclude.

L’analisi si sposta quindi sul taglio dei parlamentari, con Liguori che aggiunge: “Ci hanno fatto votare un referendum costituzionale, poi non hanno cambiato la legge elettorale, non hanno rifatto i collegi e in queste ore sta accadendo l’inferno. In tutti questi partiti c’è chi ha più posti dei deputati che aveva e chi ne ha molti meno. E questa cosa gli sta bene perché i partiti non hanno detto alla gente cosa sarebbe successo”.

 

“Ovviamente la proposta è stata dei Cinque Stelle – continua Liguori – degli incoscienti che molte volte fanno questi giochi un po’ infantili senza capire dove si va a parare perché non hanno uso dell’istituzione. La beffa è che i partiti che hanno fatto questa cosa agli italiani adesso se la ritrovano contro”.

Referendum giustizia, Liguori: “Serve la riforma del quorum. Noi ci abbiamo messo la faccia, altri giornali il c**o degli elettori”

 

“Noi ci abbiamo messo la faccia e abbiamo fatto bene perché il referendum è un’istituzione repubblicana che va salvata, va conservata ed è assolutamente indispensabile per una democrazia completa – Commenta il direttore Paolo Liguori il giorno dopo l’election day – Tanto che bisognerà affrontare questo problema della riforma del quorum, non può essere che c’è un quorum su una base elettorale che è incompatibile con gli elettori italiani”.

Referendum giustizia, Liguori: “La presunzione d’innocenza è un diritto inalienabile”

Hoara Borselli, il direttore editoriale del Riformista Tv Paolo Liguori e ed il direttore de Il Riformista Piero Sansonetti sul voto referendario sulla giustizia del prossimo 12 giugno per la rubrica Fatela Finita.

 

“Su questo referendum ne sono state dette tantissime – è intervenuto Liguori –  ‘Non potremo più fare la lotta alla mafia, non potremo fare la lotta alla criminalità’. Per fare questo teatrino – che stanno facendo tardi e male nelle tv -, uno dovrebbe parlare per il sì, un altro per il no. Insomma, facciamola finita con questa idea che ognuno dice la sua. I magistrati in carica, tranne qualcuno che ha già detto che andrà a votare, stanno benissimo come stanno. Hanno tutti i privilegi del mondo, nessuno gli chiede niente e io quindi nemmeno mi sento di dire perché bisogna votare contro ai referendum.

 

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Paolo Liguori su vicenda Casellati: “Così Travaglio ci spinge a votare sì al referendum”

Non sono un fautore delle querele per diffamazione. Non sono neppure un fautore delle condanne. Però questa volta vi parlo di una sentenza che in qualche modo va capita, interpretata. Il tribunale civile di Padova ha condannato “Il Fatto Quotidiano” e tre giornalisti, tra cui il direttore Travaglio e altri due, per una serie lunga di cinque articoli diffamatori nei confronti di Maria Elisabetta Alberti Casellati. La presidente del Senato non ne ha più potuto di questa campagna martellante in cui la facevano comparire come un’imbrogliona. Ora “Il Fatto Quotidiano” è stato condannato a risarcirla per 25 mila euro in solido più altre spese processuali.

 

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Referendum giustizia, Liguori: “Andate a votare, cinque sì chiari e fatti in maniera massiccia cambierebbero molto le cose”

“Sono questioni importantissime, c’è adesso una riforma, quella della giustizia, fatta dal ministro Cartabia che non è proprio una riforma, è certamente un atto politico importante di questo governo ma non si può lasciar fare solo a una riforma a metà. I problemi che riguardano la giustizia vanno affrontati con più radicalità. Forse non lo può fare la politica che è ricattata, minacciata dalla giustizia perché questo è un paese strangolato dalla giustizia nelle attività produttive, nelle imprese e nella politica”.

 

 

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