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Puntata del 28 luglio
Vaccini, Paolo Guzzanti su “Il Riformista”
Pubblichiamo l’intervento dell’editorialista sul quotidiano diretto da Piero Sansonetti
Sulla questione di virus e vaccini una parte della destra italiana sta perdendo il senno. Mercoledì sera a “Zona bianca” su Rete Quattro ho assistito ad uno spettacolo di recrudescenza antiscientifica e di ridicola Resistenza al Vaccino e alla Green Card. E, spettacolo nello spettacolo, man mano che persone provenienti da Forza Italia approdano a Fratelli d’Italia, lasciando la nave che affonda, sembra che si sentano chiamati a dar prova di una nuova aggressività che fa a pugni con la vecchia identità liberale, scatenando implacabili e stupidissime risse sulla questione dei vaccini.
Mi ha fatto una certa impressione vedere una persona intelligente e gentile come Elisabetta Gardini, colta da una mutazione come i Gremlins di terza generazione. E diventare una Erinni contraria alla carta verde e ai controlli. Non che tutti i partecipanti provenissero dallo stesso bacino: Gianluigi Paragone, che non ha mai dato segni di moderazione ma in compenso di intelligenza, sembrava fuori dalla grazia di Dio ripetendo slogan che dimostrano, non soltanto nel suo caso, quanto sia profondo in Italia l’analfabetismo scientifico. L’ignoranza sta diventando ideologia. In ogni parte del mondo esiste una quota di persone permeabili a tutte le idiozie antiscientifiche, compresa quella secondo cui con il vaccino ti inietterebbero anche dei microchip per controllare il tuo cervello. Oppure recitano scapigliati e romantici – il primo premio va Giuseppe Cruciani travestito da Lord Byron sulle barricate – pronti a morire per la libertà di andare dove cazzo ci pare e piace recapitando pacchi di virus rifiutando il vaccino come strumento anticostituzionale di uno Stato di polizia.
Con sorpresa e angoscia mi sono sentito accusare, da un giornalista che stimo moltissimo, di essere io stesso un fautore dello Stato di polizia, visto che ho sempre vaccinato me stesso e tutti i miei figli secondo le norme di legge, come tutti i genitori ed essendo ancora convinto della necessità di vaccinare tutti, con le armi della persuasione e dell’intelligenza, ma anche tutti. Senza se e ma. Ciò che impressiona è la legittimazione del più alto livello di analfabetismo usato per aggredire anche in forme verbalmente offensive e violente scienziati importanti accusandoli di essere fantocci di un regime autoritario. È comprensibile che Giorgia Meloni si comporti così perché ha avuto la fortuna di occupare posizione della rendita di opposizione unica al governo, visto che tutti gli altri stanno rissosamente insieme sul carro del vincitore. Ora, poco male se Giorgia Meloni o Virginia Raggi dicono ogni tanto sfondoni di natura storica, ma non sono altrettanto perdonabili i luoghi comuni e gli sfondoni che hanno a che fare con la salute e le regole per la protezione della vita.
Ma il campo della cialtroneria è vastissimo e include troppa gente che sembra lontana dalle nozioni del sussidiario di terza media. L’attuale pandemia è la prima che colpisce l’intero pianeta dopo quella di un secolo fa, detta “spagnola” che cancellò dalla faccia della terra fra i 50 e gli 80 milioni di esseri umani, più di tutti i caduti nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale. Qual è il confronto di quella strage con i fatti di oggi? Noi tutti stiamo resistendo grazie ai vaccini americani e inglesi, ma i numeri sono giganteschi e del tutto ignorati, come se appartenessero a qualcun altro: in Italia a tutt’oggi sono sparite circa centocinquantamila persone eliminate dal Covid, vale a dire più della metà di coloro che morirono durante la Seconda guerra mondiale in cinque anni: duecentomila militari e trentamila civili. È stata o no una strage, che ancora continua al ritmo di centinaia di morti al mese? Oppure vale sempre la tesi secondo cui sono morti di raffreddore? Oppure vale la regola secondo cui trattandosi di anziani già con un piede nella fossa, si sono solo accelerati i tempi per sgravare l’Inps dai suoi fardelli? Il ritornello o mantra degli ultimi nemici dell’obbligo di non far crescere il numero dei virus in circolazione, sembra adesso avere avuto una variante. Proprio come un virus.
L’ultimo grido dell’analfabetismo consiste nell’insinuare che i vaccini producano varianti del virus. Il virus come abbiamo imparato, ha una sua strategia: volendo sopravvivere, cerca di adattarsi alle nostre mosse. Ma sostenere che il virus cambia forma “a causa” dei vaccini è una idiozia ideologica tratta dall’armamentario secondo cui “il Pianeta” ci punisce col virus delle nostre malefatte come la peste del Seicento. E quando l’uomo pretende di opporsi alla natura, quella – che di suo è piuttosto miserabile – s’incazza e ci sforna la variante. I virus non sono purtroppo però soltanto soggetti a “varianti” come l’indiana, ma prima o poi mutano. E quando un virus muta, diventa un’altra bestia per cui occorre un altro vaccino. Finora non c’è stata alcuna mutazione, tant’è che i vaccini sono ancora buoni tutti. Ma nessuno sa che cosa farà la bestia nel prossimo futuro. Nessuno può garantire nulla perché così è la natura del pianeta e noi usiamo il cervello ricevuto dalla stessa natura per mettere in campo gli accorgimenti, le difese e le precauzioni possibili sapendo che sono tutte anche sbagliate e insufficienti, perché la scienza biologica non è matematica ma procede – come ci insegnò Francis Bacon, antenato del pittore – per “ tabulae absentiae, presentiae et graduum cioè brancolando per tentativi, errori e correzioni. Per questo siamo vivi.
I nostri predecessori di pochi secoli fa crepavano prima dei quarant’anni. La scienza medica e l’igiene hanno raddoppiato le nostre aspettative con accorgimenti in continuo progresso, fra cui l’igiene, gli antibiotici, la chirurgia e i vaccini, proprio loro. È una questione abbastanza politica, visto che questa protezione ci collega tutti all’interno di un unico organismo limitato soltanto dal principio secondo cui la libertà termina quando entra in conflitto con quella degli altri. Ed è un vero peccato che la destra che pretende di essere liberale non veda la grande occasione per distinguersi da una sinistra che annaspa alla ricerca di un’identità e non alzi la bandiera del bene comune nel cui nome tutelare la libertà di ciascuno, Sembra invece di assistere a una riedizione del dramma surrealista di Eugene Ionesco, in cui tutti si convincono che sia una buona cosa trasformarsi in rinoceronte perché così fanno anche gli altri, mentre soltanto una piccola pattuglia di resistenti rifiuta il doppio corno sul naso e si barrica in casa per non accettare la mutazione conformista.
Spero che i lettori siano abituati alle mie notazioni personali ma chi mi conosce sa che non manco occasione per benedire i tre anni di medicina all’università di Roma perché quegli anni mi permisero di studiare genetica, chimica, fisica, biologia, corpo umano e la microbiologia, anche se le nozioni erano molto ridotte rispetto ad oggi. Ma quegli anni mi hanno vaccinato. Ed ho una reazione quasi letale assistendo in televisione all’assalto contro lo scienziato colpevole di dichiarare con forza e onestà che tutti si devono vaccinare per il bene di tutti oltre che per il proprio. È diventato un rito di cannibalismo linciarlo e ridicolizzarlo, salvo chiedergli pateticamente scusa.