“Non sono un provocatore e neanche un paraculo, uno che dice le cose per compiacere. Difendo quelli che sono dipinti come mostri, gli zingari, gli immigrati, ho difeso pure Marcello Dell’Utri. Lo stare dalla parte dei più deboli l’imparai dal Pci tanti anni fa”. Così Piero Sansonetti, direttore del Riformista, dalle colonne del Corriere della Sera, controbatte alla pioggia di insulti social che si è abbattuta su di lui dopo un post sui Fratelli Bianchi condannati all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte. Condannati anche a scontare la pena in strutture separate.
“Hanno separato i fratelli Bianchi, dopo l’ergastolo. Non si vedranno mai più. Lo stato si comporta con loro con la stessa ferocia con la quale loro si sono comportati con Willy. A me non piace questa cosa. Non trovo che sia civiltà”, ha scritto su twitter Sansonetti, scatenando le ire funeste degli utenti social tanto da diventare argomento di tendenza. Ma lui non ci sta e a quelle accuse risponde senza arretrare di un millimetro: “Due come Francesco Totti e Santa Teresa di Calcutta hanno mica bisogno di essere difesi! Io difendo gli altri, quelli abbandonati da tutti”.
E argomenta la sua posizione: “I Bianchi sono i mostri perfetti, fascisti, palestrati, tatuati, ma chi li difende? Non c’è una lobby, un’associazione disposta a farlo. É vero, lo Stato non li ha ammazzati di botte, come sembra invece abbiano fatto loro con Willy. Però li ha condannati all’ergastolo per un omicidio preterintenzionale, come fu quello di Stefano Cucchi, per cui i carabinieri sono stati condannati a 12 anni!”.