USA 2024, Paolo Liguori sulla candidatura di Kamala Harris: “Gettata malamente sulla scena dal suo partito”

A “È sempre Cartabianca” l’analisi del direttore editoriale di Tgcom24

“C’è sempre un po’ di pietismo quando si parla di Kamala Harris“. Ospite a “È sempre Cartabianca” per commentare gli exip poll delle elezioni statunitensiPaolo Liguori analizza la candidatura dell’ex vicepresidente americana.

“La realtà è che è stata gettata malamente nella scena dal suo partito, che ha cacciato malamente un presidente degli Stati Uniti”, spiega il direttore editoriale di Tgcom24. “Pur non avendo grandi simpatie per Biden, il modo in cui è stato fatto fuori dal suo partito – o meglio, da Obama, con molta determinazione – è stato quasi incostituzionale”.

“Non sapevano chi candidare e hanno detto a Harris ‘vai tu'”, continua Liguori. “Lei, poveretta, che doveva fare?”.

Von der Leyen rieletta alla Commissione Ue, Paolo Liguori: “Trattativa intelligente della Meloni, entro agosto vedremo i risultati”

“Quello di Ursula von der Leyen non è un successo personale, ma del partito Popolare”. Così Paolo Liguori, direttore editoriale di Tgcom24, commenta a “Morning News” la rielezione della leader tedesca come presidente della Commissione europea. Il gruppo dei Verdi ha sostenuto la rielezione di von der Leyen, un voto che è risultato decisivo. Contrari, invece, gli europarlamentari di Fratelli d’Italia.
“C’è stato un caso Italia visibile. Credo che Giorgia Meloni abbia fatto una negoziazione, una trattativa intelligente di cui vedremo i frutti solo verso fine agosto”, commenta il giornalista.

“Se l’Italia non avrà un ruolo forte nella Commissione, allora potremmo dire di essere stati esclusi. Se invece – considera Liguori – avremo un commissario del Mediterraneo e magari anche un’altra posizione sarebbe un successo considerando che il partito dei conservatori non ha appoggiato la von der Leyen, ma il sistema Italia l’appoggia. Quello di von der Leyen non è un successo personale, ma del partito Popolare che in Italia è rappresentato dal vice presidente del Consiglio Antonio Tajani, che ha uno stretto rapporto con Giorgia Meloni. Quindi non solo la negoziazione avviene con von der Leyen, ma credo che la continui a portare avanti anche Tajani. Sono tra quelli che pensano che alla fine molti dovranno chiedere scusa a Giorgia Meloni per quello che ho letto oggi. Meloni non ha offerto voti e sostegno esterno perché avrebbe rotto altri accordi europei che sono importanti”.

Sulle prossime elezioni negli Stati Uniti e sul possibile ritiro di Biden dalla corsa alla Casa Bianca, che potrebbe avvenire nel weekend, il direttore editoriale di Tgcom24 dice: “Se ci sarà l’elezione di Trump allora l’Europa non potrà più sfuggire alle sue responsabilità. La questione della guerra in Ucraina non possiamo delegarla a Washington. Soprattutto il partito Popolare che ha vinto queste elezioni dovrà confermare la sua vittoria dimostrando che è il partito che porterà una pace in Europa e questa – conclude Liguori – è una cosa che Tajani ha già detto e ha sempre legato il sostegno all’idea di una pacificazione. Von der Leyen non tanto, perciò si dovrà adeguare”, conclude.

Attentato Trump, Paolo Liguori: “Non è facile passare a un linguaggio non violento mentre parliamo di armi e bombardamenti”

È facile abbassare la violenza con tante guerre in corso?“. Paolo Liguori, direttore editoriale di Tgcom24, parla del clima d’odio che avrebbe favorito l’attentato a Donald Trump, ferito durante un comizio a Butler, in Pennsylvania. “Non è facile passare a un linguaggio non violento – continua il giornalista – mentre il giorno prima parliamo di armi e bombardamenti. Questa è un’educazione alla violenza”.

Restano da definire ancora le motivazioni dell’attentatore, Thomas Matthew Crooks 20 anni, ed eventuali errori nel sistema di sicurezza dell’evento. Ospite a “4 di sera“, Liguori considera che “i toni si abbasseranno, si sono già abbassati. Sono cambiati quelli di Biden che aveva parlato di mettere Trump nel mirino, naturalmente ha ritirato la dichiarazione, ma cambieranno anche quelli di Trump, ne sono sicuro”.

“È successa una cosa enorme – continua Liguori – si è salvato un candidato condannato a morte. Cosa che non è successa in tutti gli altri casi: penso a John Fitzgerald Kennedy e penso ad altri episodi di questo genere. Ma una cosa è sicura, gli attentatori non se la sono mai cavata. Sono scomparsi sempre uccisi e fucilati. La sicurezza ha funzionato? Non so rispondere, so che un uomo di cui non si conosceva l’identità è stato immediatamente centrato da qualcuno”, conclude.

Case popolari abbandonate, Paolo Liguori: “Spesso il degrado non è solo edilizio, ma dell’umanità”

Tutto questo degrado non è solo edilizio, ma dell’umanità“. Così Paolo Liguori, ospite a “È sempre Cartabianca“, si esprime sulla condizione delle case popolari spesso abbandonate. Nello specifico il direttore editoriale di “Tgcom24” commenta la situazione di alcuni edifici popolari di Librino (Catania).

“Non ci sono molte persone che andrebbero a vivere nelle case di Librino, anche se risanate”, spiega il giornalista, che pone l’accento su un problema più ampio e si sofferma anche sulle condizioni del quartiere stesso. “Nel frattempo quella zona è diventata una delle più pericolose di Catania e, forse, d’Europa. In quel nulla di edilizia si è innestato un tessuto umano molto particolare e molto deviato”, continua. Un problema complesso che ricade generalmente sul Comune, ma che secondo Liguori non può essere risolto solo dal “Comune o dalla Regione”, bensì richiederebbe l’attenzione e la collaborazione dello Stato.

Autonomia differenziata, Paolo Liguori: “Riforma di bandiera al momento vuota”

Ospite a “Prima di domani“, Paolo Liguori commenta la riforma dell’autonomia differenziataapprovata il 19 giugno dalla Camera al termine di una seduta fiume. “Al momento la vedo come una riforma di bandiera abbastanza vuota, se non vengono attribuiti almeno i livelli essenziali di prestazione (Lep ndr)”, afferma il direttore editoriale di Tgcom24 che vede poi somiglianze con la legge Bassanini, varata nel 1997 dall’allora ministro del governo Prodi I. 

Sulle proteste delle opposizioni che hanno evocato il rischio di una “spaccatura” dell’Italia con l’approvazione della riforma, Liguori afferma: “Stanno facendo una drammatizzazione, l’Italia non si è spaccata quando più di un terzo era governata dai comunisti e l’altro da centrosinistra e democristiani”. E sulle critiche di “spallata” nel voto a Montecitorio aggiunge: “La legge passa con 172 voti di maggioranza contro 99, questa è dialettica parlamentare”. 

Paolo Liguori ricorda Silvio Berlusconi: “Quando mandò me e Toni Capuozzo a Sarajevo mi cambiò la vita”

Quando mandò me e Toni Capuozzo a Sarajevo mi cambiò la vita“. Con queste parole Paolo Liguori ricorda Silvio Berlusconi a un anno dalla scomparsa. Il direttore editoriale di Tgcom24, ospite a “Mattino 4“, omaggia il fondatore di Mediaset e racconta alcuni aneddoti del passato. “Mi disse vai, non ti preoccupare. Capuozzo e io eravamo già amici, ma dopo quell’esperienza siamo diventati fratelli. Noi siamo stati sempre grati a Berlusconi: è stata una delle esperienze più forti della mia vita“, rivela il giornalista.

“Berlusconi è stato eccezionale, naturalmente quando l’anno scorso andò via è stato un dolore per tutti noi, un anno dopo di più. Però devo dire, anche per uscire da questa retorica giusta – dichiara Liguori – mi sento fortunato anche per aver partecipato ieri al ricordo che ha organizzato il figlio Pier Silvio, che è l’editore di Mediaset perché – quando ha parlato dell’amore per la famiglia, per l’azienda, per il lavoro – io ho pensato: che fortuna che ha avuto Berlusconi anche con la sua famiglia. Anche lui è stato fortunato a lasciare una famiglia così”.

“Anche i suoi nemici lo rimpiangono. Berlusconi era buono, nella politica non sono tutti buoni anzi devi essere un po’ cattivo per riuscire nella politica. Berlusconi lo era con tutti. Ha fatto tanto nei miei confronti, nei confronti di persone umili, semplici, era buono si prendeva cura di tutti”, racconta Liguori che poi parla dell’attenzione di Berlusconi per tutti i suoi collaboratori: “Aveva un’agenda in cui c’erano segnate le malattie dei parenti dei dipendenti di questa azienda, l’ho vista con i miei occhi”, conclude Paolo Liguori.

Europee, Paolo Liguori: “Il successo di Forza Italia? Voto dedicato al ricordo di Berlusconi”

Ospite a “Prima di domani”, Paolo Liguori commenta l’esito delle elezioni europee in Italia: “Senza Giorgia Meloni non credo che Fratelli d’Italia sarebbe oggi al 29%”, afferma il direttore editoriale di Tgcom24 che invita poi a riflettere sul peso elettorale dei leader. “Il partito personale era anche quello di Silvio Berlusconi e parte del successo di Forza Italia e Antonio Tajani è dedicato al ricordo di Berlusconi, morto un anno fa”, ha spiegato.

Liguori smonta poi le affermazioni di chi sostiene che dopo il voto europeo in Italia sia nata una polarizzazione tra la premier Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein. “Non sono convinto di questo perché Schlein col suo atteggiamento ha consentito a tutti gli amministratori locali del suo partito di aumentare i voti e vincere. Meloni invece ha consentito di far ottenere un buon successo anche a Tajani e un recupero alla Lega“, ha spiegato.

Propaganda Russa in TV, Paolo Liguori: “Sono terrorizzato”

Ospite a “Prima di Domani” Paolo Liguori commenta la scelta della TV russa di mostrare le testate nucleari di cui è in possesso.
Sono terrorizzato, questa non è la solita propaganda perché tra i servizi segreti di tutto il mondo si è diffusa la voce che le testate tattiche nucleari russe siano inerti e invece loro hanno voluto far vedere che sono attive. Bisogna avere un certo senso di responsabilità che non abbiamo, noi non contiamo niente” ha detto Liguori.

Il direttore editoriale di Tgcom24 ha poi detto la sua su Donald Trump, il primo ex presidente americano condannato in un processo penale con il caso della pornostar Stormy Daniels, e anche il primo candidato presidenziale a correre per la Casa Bianca come pregiudicato. “Un America sempre meno egemone, sempre meno solida. Noi facciamo parte del blocco occidentale e ci siamo sempre dovuti confrontare con i totalitarismi che sono sempre stati pessimi. Il problema è che siamo cambiati noi, siamo cambiati dentro il blocco occidentale molto velocemente e dentro gli Stati Uniti c’è una divisione che rende fragile la nostra alleanza. Il Paese che aveva la leadership oggi non ce l’ha più” ha concluso Paolo Liguori.

“Nessuno tocchi Caino”, l’evento “Compresenza” al carcere Opera a Milano nel ricordo di Tortora, Pannella e Di Lascia | Liguori: “Presenti nello spirito”

Il 17 maggio, nel carcere Opera a Milano, si è svolto un evento dell’associazione Nessuno tocchi Caino. Il direttore Paolo Liguori era presente e, in diretta su Tgcom24, ha raccontato: “Il titolo del laboratorio è ‘Compresenza’. Compresenza di Enzo Tortora, Marco Pannella e Mariateresa Di Lascia. Si tratta di un’iniziativa interessante”.

“Questi tre personaggi sono ancora presenti nello spirito: Di Lascia ha fondato l’associazione, Tortora rappresenta il simbolo di una giustizia ingiusta, e Pannella ha sempre sostenuto questi temi e ha patrocinato la nascita dell’associazione, che si occupa dei detenuti e delle carceri”, ha aggiunto Liguori.

“Di Lascia fondò Nessuno tocchi Caino contro la pena di morte. Oggi, l’associazione si occupa – ha spiegato il segretario Sergio D’Elia – non tanto della pena di morte, ma della morte per pena. Non è un gioco di parole. Oggi si è suicidato il 35esimo detenuto dall’inizio dell’anno, sono cifre molto importanti”, ha proseguito il direttore.

In particolare, “all’evento, si è discussa l’idea che una persona una volta arrestata e condannata resti la stessa per sempre. Oggi molti detenuti hanno detto che dal carcere, sia che si entri colpevoli o innocenti, si esce modificati, cambiati. Questo dovrebbe comportare una riflessione, anche dal punto di vista di una norma, che preveda la possibilità di parlare del condannato ma poi di parlare di un altro uomo, quello che ha scontato o sta scontando la sua pena, che è il detenuto. Il condannato e il detenuto sarebbero forse la stessa persona, ma in realtà non lo sono più dopo un certo periodo di tempo. Infatti, ho incontrato detenuti che scrivono, che fanno attività artistiche anche importanti, che rivendicano una loro personalità integra, che non è più quella dell’uomo o della donna che fu condannato/a all’inizio e che però non è riconosciuta”, ha concluso Liguori.

Arresto Giovanni Toti, Paolo Liguori: “Non era necessario”

Ospite a “Prima di Domani”, Paolo Liguori interviene in merito agli arresti domiciliari del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. “Io sono un vecchio amico di Toti, ho lavorato con lui negli anni e potrei definire la nostra amicizia intima: lo conosco e so come ragiona. Per questo chiedo di prendere la mia risposta per quella che è” premette il direttore editoriale di Tgcom24.

“La domanda giusta per me è: esiste o non esiste un sistema della magistratura che agisce sulla politica? Sì, esiste e opera da anni. Toti era necessario l’arresto? No, non era necessario. Ho letto le carte fino all’ultima riga come puoi immaginare con attenzione e non sono solo i quattro mesi per autorizzare gli arresti domiciliari come hai sottolineato – dice Liguori riferendosi a quanto detto da Bianca Berlinguer – ma i quattro anni di indagine con le microspie dentro l’ufficio del Presidente della Regione. Anche il ministro della giustizia ha detto una cosa da magistrato: “dopo quattro anni di indagine rinvio una persona a giudizio ma non posso arrestarla”.

“Quando il tempo di durata dell’indagine riguarda quattro anni precedenti l’arresto non è necessario, a meno che non si vuole le dimissioni da parte di Giovanni TotiI presidenti di regione non hanno nemmeno uno straccio di guarentigia, perché? Se hanno più potere e responsabilità di un ministro?” Conclude Paolo Liguori.