Malasanità in Campania, qualcuno sta dicendo delle grandi balle

La malasanità, una delle parole più usate ed abusate. È il contrario dell’eccellenza sanitaria che per esempio il governatore della Campania De Luca rivendica per la sua regione e che vede i massimi dirigenti della Asl – il direttore in particolare – denunciare tutti i casi di malasanità.

 

Però, quando succedono in Campania, come nel caso dell’ospedale Ruggi dove un uomo di sessantott’anni arriva in codice rosso, viene messo in attesa e dopo otto ore muore. Oppure come nel caso di un bambino di cinque mesi che arriva in crisi respiratoria, sempre al Ruggi, viene dimesso, torna a casa e ha un’altra crisi respiratoria. Allora i genitori pensano di portarlo a Battipaglia ma, anche in questo caso, il paziente muore.

 

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Allora questi casi di malasanità a chi li dobbiamo iscrivere? Allo Stato che non da mezzi sufficienti? Ad altri? Ai dipendenti? È chiaro che la responsabilità va interamente iscritta alla Asl ed è chiaro che il governatore della Campania dovrebbe muoversi, indagare. E invece dichiara: “La nostra è una sanità di eccellenza”.

 

Qui qualcuno sta dicendo delle grandi balle e non è possibile che ci sia sempre qualcun altro colpevole e che le regioni debbano sempre chiedere mezzi e soccorsi per poi amministrarli (male!) e dare la colpa ad altri, quando la sanità è una delle poche competenze che le regioni hanno. Se le amministrano male i responsabili sono lì, nei posti dove succedono le cose. È inutile andare a cercare tanto lontano ed è inutile dare la caccia ai fantasmi.