Una risposta a “Puntata del 30 novembre – la vicenda dell’Ilva

  1. Sono d’accordo su tutto quello che ho sentito nella trasmissione odierna.
    Ci sono incredibili ingiustizie che continuano ad essere alimentate. Italiani rimasti senza lavoro con trattamenti decurtati; più di un terzo dei giovani italiani senza lavoro e speranza. Si sarebbe portati a pensare che verso costoro potessero essere indirizzate le raschiature del fondo del barile delle misere disponibilità nazionali. Invece no, ci si preoccupa dei dipendenti pubblici, e, in particolare tra di loro, delle categorie che annoverano le mosche cocchiere della diffusione del pensiero di sinistra. In quest’Italia, chi pensa alla giustizia di quel che viene fatto? Chi riflette sul fatto che i dipendenti pubblici hanno già la garanzia del posto di lavoro, sia che s’impegnino diligentemente, sia che dissimulino di impegnarsi. Cos’è, nel contesto italiano dominante, la garanzia della retribuzione a vita, dalla fase attiva a quella del collocamento a riposo? Una vita di tranquillità paradisiaca per chi ne beneficia. E gli altri? Semplicemente schiavi che devono pagare le tasse finché hanno lavoro, tormentati da infernali timori di rimanere senza reddito, oppure che sono costretti a vegetare finché non trovano un lavoro precario. Ma dov’è finita la giustizia sociale sostanziale e dove sono finiti i tanti soloni ben pagati e coccolati che, sotto le varie etichette pubbliche, dovrebbero esprimere ponderati giudizi ed apprensioni in proposito? Quelle risorse destinate all’area pubblica, con l’effetto di esacerbare gli squilibri sociali, non sarebbero stati una grande opportunità se destinati a gettoni di presenza per un’appropriata riqualificazione di mercato di quel terzo di giovani italiani senza lavoro?
    Passando alla Puglia, mi sembra che Emiliano manifesti fedelmente la sua formazione di giudice, attività nella quale le cavillosità burocratiche hanno la prevalenza sugli interessi dell’economia nazionale, che infine è garanzia di benessere per tutti i cittadini. Chi l’ha favorito nella piroetta dalla magistratura alla politica pianga sé stesso. Io so solamente che, quando l’ho visto in televisione, mi ha fatto l’impressione di essere un gigione alla ricerca di applausi. Se non ricordo male alcune notizie giornalistiche, mi sembra che abbia rivendicato l’attribuzione di un ruolo di prestigio nella magistratura, comparabile a quello di governatore regionale, qualora dovesse farvi ritorno per cessato servizio politico. Se la notizia fosse esatta, ne sarei basito. Cosa si cela in soldoni sotto queste piroette politico-giudiziarie? Ebbene, sarebbe opportuno che tutti gli italiani potessero conoscere gli eventuali occulti trascinamenti collegati a queste danze tra politica e magistratura, come effetti in cumulo sulle pensioni e su stati di avanzamento automatico delle carriere, proprio laddove è brillata l’assenza. Chi ne ha possibilità, ci vada in fondo e ci faccia sapere.
    Mario

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