Dai misteri del caso Marò, all’eroe jihadista genovese

Non se parla quasi più, ma in India ci sono due fucilieri del Reggimento San Marco – Massimiliani La Torre e Massimo Girone – che rischiano di non tornare a casa. Comincia così un’interessante inchiesta che il giornalista del Sole 24 Ore Claudio Gatti ha svolto esaminando le carte dell’inchiesta ufficiale, indiana e italiana, che finiranno nell’aula del processo. E dalle carte emergono molti elementi interessanti a discolpa dei due Marò italiani. Ne parliamo oggi con Claudio Gatti e Toni Capuozzo, che ha conosciuto in Irak Massimiliano La Torre e ha ricevuto da lui una lettera con richiesta di aiuto. Viviamo in un paese molto strano:  i due soldati ai quali abbiamo chiesta di garantire la sicurezza delle nostre navi e dei nostri commerci sono dimenticati da tutti, mentre i giornali di oggi sono pieni di notizie su Giuliano Delnevo il giovane genovese, convertito all’Islam, che è andato a combattere e morire con Al Quaeda contro Assad in Siria. “Sono orgoglioso di lui, è morto per le sue idee”, ha dichiarato il padre. E noi rispettiamo il suo affetto paterno. Ma ci viene spontanea la domanda:  e i nostri Marò? C’ é qualcuno orgoglioso di loro? Qualcuno li difende?

Trent’anni fa il caso-Tortora: cosa è cambiato?

17 Giugno 1983: trentanni fa veniva arrestato Enzo Tortora. Fu condannato innocente a 10 anni di carcere. Fu assolto in Appello. La Giustizia diede di se’ un’immagine agghiacciante. L’informazione anche. Da trent’anni ad oggi, non è cambiato molto. Anzi, certe dinamiche si sono consolidate. Esplose allora il processo mediatico e spettacolare, capimmo i rischi dell’uso dei pentiti e il significato della gogna mediatico-giudiziaria.

Oggi gli stessi comportamenti si ripropongono amplificati. Perché il referendum per introdurre la responsabilità dei magistrati, stra-votato dai cittadini, è stato disatteso e tradito. Ci sono giudici che sbagliano e non pagano, anzi fanno carriera, come quelli che accusarono Tortora. Ma ci sono anche giudici che NON sbagliano come Michele Morello che in Appello ripercorse l’inchiesta e ristabilì la verità. Pochi ricordano il suo nome perché i magistrati che fanno il loro dovere non sono eroi, non hanno i media a disposizione.
Bene, se chi sbaglia non paga, come succede a tutti, dai medici ai tranvieri, la penalizzazione per quelli bravi è doppia. Mi sembra un buon argomento per ricominciare concretamente la rubrica Fatti e Misfatti sul Canale TGcom 24, come faccio oggi in diretta alle 13.
Tratterò un tema ogni giorno, da un altro punto di vista rispetto all’informazione prevalente. Troverete sul sito lo streaming in diretta e sul blog prima l’argomento in discussione, che potrete commentare liberamente.