Liguori: “Caro Sansonetti, su Verdini…”

“Denis Verdini, un uomo di 72 anni rischia di restare in carcere per otto anni perché è andato tre volte a cena fuori, nel ristorante del figlio Tommaso, a Roma. Ma era stato autorizzato ad abitare dal figlio Tommaso dai giudici di sorveglianza per andare dal dentista. Ed ecco qui il cavillo: eri autorizzato per il dentista, ma non per andare a cena fuori. Ma se vai a casa del figlio e il figlio possiede un ristorante, ti porta a cena nel suo ristorante”. Con queste parole il direttore editoriale di Tgcom24, Paolo Liguori, interviene sulla revoca dei domiciliari all’ex senatore Denis Verdini, sul quale si era espresso anche Piero Sansonetti. Ma non è tutto, perché il direttore Liguori si sofferma anche su un’altra questione.

Paolo Liguori: “Il New York Times sfata un tabù sull’Ucraina”

“In Ucraina è una guerra di spie: ecco come la Cia aiutava segretamente lʼUcraina nel combattimento contro Putin. Ora lo scrive il New York Times, quotidiano Usa, vicino ai Dem. Si sfata un tabù lungo 10 anni” commenta il direttore editoriale di Tgcom24 Paolo Liguori. Ma di quale combattimento si parla? “Non quello degli ultimi due anni, dove tutti aiutiamo apertamente lʼUcraina, ma degli otto anni precedenti – spiega Liguori – quando lʼaiuto era segreto”.

“Questa del New York Times – aggiunge il direttore Liguori – è un riconoscimento, un’ammissione che prima dell’invasione di Putin che è avvenuta due anni, per 8 anni il trattato di Minsk era disatteso nei fatti dall’Ucraina che attaccava il Donbass, che attaccava Donetsk e faceva morti e profughi, con il sostegno degli Usa”. “La stampa americana – continua – è molto più libera della nostra, può scrivere quello che da noi per due anni è stato considerato un tabù”.

“In questa notizia del New York Times – afferma Liguori – in realtà ne sono contenute due: la prima è che dura da 10 anni questo assedio sui confini Ucraina-Russia e che l’America vi partecipa attraverso i suoi servizi segreti. A dirlo in Italia si rischiano i ceffoni o si rischiano gli insulti: ‘Allora tu sei a favore di Putin'”.

“Naturalmente, – conclude Liguori – quando hanno messo i missili a Cuba, a pochi chilometri dalle coste americane, gli Stati Uniti l’hanno vissuta come un’aggressione. E naturalmente in Russia hanno gli stessi sentimenti: se hanno una guerra nel Donbass per 8 anni dopo che è stato firmato un trattato e se hanno le basi americane ai confini la vivono un po’ così”.