C’è malasanità e malasanità. C’è quella dell’errore, c’è quella della trascuratezza che avviene sui pazienti, e ne abbiamo citati alcuni casi. Ma adesso siamo davanti a un caso che riguarda una malasanità di struttura burocratica dell’intera Asl Napoli 1 che fa capo al direttore Verdoliva.
Succede che una ditta di pulizie si aggiudica l’appalto per l’ospedale del Mare: Epm si chiama. Dopo aver vinto la gara, che tra l’altro è stata anche contestata, che forse andava rifatta (o forse no), sostiene che 422 dipendenti per quel lavoro sono troppi e ne basterebbero 212.
Intanto li mette in cassa integrazione, ovvero li licenzia e li mette a carico degli ammortizzatori sociali, ovvero l’Inps e i cittadini, perché è con le tasse dei cittadini che l’Inps sostiene questi casi, per un appalto che prima funzionava e che avrebbe potuto funzionare. Altre due società seguono immediatamente l’esempio ed escono dal mondo del lavoro della pulizia e sanificazione degli ospedali altre 900 persone che adesso sono a carico dell’Inps e dello Stato.
E l’Asl non dice una parola, non fa una verifica costringendo le aziende a chiarire quante persone debbono fare il lavoro, quando lo devono fare e come lo devono fare. Si accontenta di un servizio ridotto con i lavoratori in cassa integrazione al 50 per cento quindi da 422 ne rimangono attivi 212 (situazione che vale anche per le altre società), e il servizio sarà sicuramente meno accurato con un guadagno per le aziende appaltatrici perché il resto lo paghiamo noi con le nostre tasse.
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