Turismo in Ucraina, Paolo Liguori: “Pensano a come sfruttare l’immagine brutta e negativa della guerra invece di lottare per la pace”

“Le informazioni che abbiamo noi non parlano di un bombardamento di Odessa. Parlano di un bombardamenti di alcuni obiettivi militari ad Odessa. Rimane l’accordo sul grano, che è il più importante raggiunto in questi centocinquantacinque giorni di guerra. Un accordo sottoscritto, anche se separatamente, sia dalla Russia che dalla Ucraina”.
Con queste parole il direttore editoriale di “Riformista Tv” inizia la sua analisi in merito a quanto sta accadendo in Ucraina, dove la guerra prosegue senza sosta.

“È la prima volta che succede e per centocinquantacinque giorni ci hanno sempre detto, a noi che parlavamo di trattative, di possibilità di sospendere la guerra, che non è possibile farlo con Putin – prosegue Liguori nella rubrica “Fatela Finita” – Invece è stato possibile a Erdogan che non solo lo ha fatto e lo ha annunciato a Tehran – quindi portando lì Putin e lui – e poi naturalmente le autorità dell’Iran, ma poi lo ha ratificato in firme separate con l’Ucraina e la Russia.

 

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Strage via D’Amelio, Liguori sui mandanti: “C’è stato un depistaggio della magistratura”

“Trent’anni fa l’omicidio di Paolo Borsellino, poco dopo quello di Giovanni Falcone. Trent’anni fa fu così. Oggi sono passati trent’anni per tutte e due, Falcone e Borsellino, vittime della mafia. Certo vittime della mafia. Ma nel caso Borsellino, anche però protagonisti di uno dei più grandi depistaggi di stato che sono mai stati fatti in Italia. Perché su Borsellino, naturalmente, non si riesce ancora a stabilire esattamente come sono andate le cose. E chi sono stati mandanti, esecutori con precisione. Perché c’è stato un depistaggio effettuato dalla magistratura”. Così il Direttore editoriale di Riformista Tv Paolo Liguori sui trent’anni dalla strage di via d’Amelio.

 

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Dybala alla Roma, Liguori: “Giallorossi pazzi di Joya”

Il direttore editoriale de Il Riformista Tv analizza il colpo di mercato messo a segno dalla squadra allenata da Mourinho.
“A forza di dire mai na gioia a Roma adesso e arrivata la Joya. Dybala a Roma è qualcosa che farà discutere e già fa discutere tutti perché è veramente una gioia per tutti, è quello che Roma aspettava. L’anno scorso Mourinho ha rimesso in piedi lo spirito di una squadra. E poi assieme a Gianpaolo hanno vinto una coppa e hanno messo in piedi una squadra. Ma per essere una buona squadra e poi magari una grande squadra, c’è bisogno sempre di una grande star. Roma è abituata ad avere una grande star, ha avuto Totti, poi ha avuto De Rossi. Prima, negli anni precedenti aveva avuto Falcao, aveva avuto e Di Bartolomei, in parte romani, in parte stranieri. Ma erano comunque i nuovi re di Roma. Roma ha bisogno di passione, di entusiasmo. Mourinho l’ha ridato, Dybala è la ciliegina su questa torta romana”

 

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Paolo Liguori: “Se Draghi non ce la facesse, si vada a votare per dignità del Paese”

 

“Qui non abbiamo a che fare con degli scenari, qui abbiamo a che fare con degli uomini – esordisce il direttore Paolo Liguori, nell’analisi fatta il giorno dopo le dimissioni del presidente del Consiglio – Il primo protagonista sulla scena è Mario Draghi, che ieri di fronte a quel circo messo in piedi per tutta la settimana si è comportato da uomo serio, un galantuomo di grandissima dignità. Aveva accettato di fare un Governo di larga unità, che aveva una caratteristica inedita in Italia. Ma quando i 5 Stelle, la principale forza presente in Parlamento è uscita dall’aula e non ha votato, Draghi ha detto che era finita. E lo ha riferito anche al Presidente della Repubblica, Mattarella”.
Quindi prosegue: “Ancora una volta si è dimostrato, come serietà, una riserva della Repubblica. Però è un jolly che abbiamo perso, sacrificato, perché quando fu incaricato dicevamo che sarebbe stata l’ultima carta possibile, noi l’abbiamo giocata e ha detto che non funziona neppure questa”.

Paolo Liguori: “Erdogan, il nostro Putin quotidiano”

“Senza polemiche, ma anche senza ipocrisie vorrei una risposta: perché Putin che invade il Donbass è perfido ed Erdogan che invade e sta per tornare in Kurdistan è autorizzato? Perché Erdogan è della Nato? Perché un aderente alla Nato è autorizzato a fare strage del Kurdistan e dei Curdi? Non è diverso dal Donbass. Certo di là c’era la scusa della denazificazione del Donbass, qui c’è la sconfitta dell’Isis, che è un’altra scusa. E allora, perché Erdogan è autorizzato? Perché è democratico? E Putin è un autocrate? E non sono, forse, tutte e due la stessa cosa? E perché Erdogan, nel frattempo, dà i droni all’Ucraina ma nello stesso tempo incontra Putin perché dia il via libera al grano in Europa? Qui, per combattere la paura della grande Russia stiamo rifacendo l’impero Ottomano. Erdogan è diventato l’uomo politico internazionale più influente del Mediterraneo. E non solo…”

 

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Liguori: “Totti e Ilary erano la nostra famiglia reale, pensiamo al buono che c’è stato in questi 20 anni”

Paolo Liguori a “Fatela Finita”: “Questi due giovani hanno passato 20 anni di amore vero, hanno avuto tre figli bellissimi e io penso al bello che c’è stato, non al brutto che eventualmente ci può essere adesso per una separazione. C’è gente che non li ha avuti 20 anni di amore, c’è gente che non ha mai avuto neanche 20 giorni di amore così. E’ una separazione che ci tocca così tanto perché per fortuna nostra noi non abbiamo una famiglia reale”.

 

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Editoria, Moles a Tgcom24: “Fake news? Serve anche l’azione dei giganti del web”

 

Per combattere le fake news non bastano “i giornalisti con la loro professionalità e il controllo delle fonti”, ma è “fondamentale l’azione e la responsabilità di tutti gli attori” del sistema dell’informazione, compresi “i giganti del web“. Lo ha detto il sottosegretario all’Editoria Giuseppe Moles intervenuto a Tgcom24.

 

“Il governo non può operare un qualsiasi tipo di censura preventiva fatta con una norma, perché essa può essere scavalcata dal progresso tecnologico. Una norma fissa non riesce ad adeguarsi a quello che succede. Un governo liberale fornisce invece strumenti più utili al cittadino per potersi informare, con un uso sano e consapevole degli strumenti digitali”, ha aggiunto Moles.

 

Il sottosegretario all’Editoria è tornato anche sul recepimento della direttiva copyright, un passo fondamentale “passato un po’ sotto silenzio”. Con questa norma “abbiamo introdotto nel nostro ordinamento il diritto di autori ed editori di vedersi riconosciuto il giusto compenso per il prodotto che producono, come un articolo o una pubblicazione qualsiasi essa sia”, ha spiegato Moles.

Liguori: “138 giorni di guerra. Saltano Bojo, Scholz e Macron. Muore Abe. L’inflazione vola. Chi pagherà le spese per fatti così straordinari?”

“Caro Piero, da 138 giorni c’è la guerra in Ucraina. Per quanto riguarda noi due, dopo otto giorni, avevamo già pensato che dovesse finire in qualche modo ma subito. 130 giorni di più sono veramente troppo.

Ci hanno però raccontato una favoletta per bambini: di là c’è il male, di qua c’è il bene. Tutto l’Occidente è vicino al bene. Basta stare uniti. Finanziare gli ucraini che combattono al nostro posto, mantenuti e sostenuti da noi per procura degli Stati Uniti. Tutto finirà bene perché se non riusciremo a prendere Putin fisicamente, il suo regime si sfalderà.

Io mi fermo qua: non voglio essere né dietrologo, né complottista. Ti racconto però cosa è successo l’ultima settimana”.

 

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Il Corriere intervista Sansonetti: “Fratelli Bianchi sono mostri perfetti, Willy ucciso come Cucchi ma loro non sono carabinieri”

“Non sono un provocatore e neanche un paraculo, uno che dice le cose per compiacere. Difendo quelli che sono dipinti come mostri, gli zingari, gli immigrati, ho difeso pure Marcello Dell’Utri. Lo stare dalla parte dei più deboli l’imparai dal Pci tanti anni fa”. Così Piero Sansonetti, direttore del Riformista, dalle colonne del Corriere della Sera, controbatte alla pioggia di insulti social che si è abbattuta su di lui dopo un post sui Fratelli Bianchi condannati all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte. Condannati anche a scontare la pena in strutture separate.

 

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Liguori sulle dimissioni di Johnson: “Quando saremo abbastanza grandi per capire che la sua teoria sulla guerra è sbagliata?”

 

Porre fine alla guerra in Ucraina per contrastare la crisi economica che riguarda tutta l’Europa e avvalersi della figura del Papa per trovare una via d’uscita dallo stallo delle trattative. È questo il messaggio del direttore Paolo Liguori, che dallo studio di “Controcorrente” prova a fare il punto anche sulla politica interna, a partire dalle mosse del M5s: “Il mio amico e collega Piero Sansonetti mi ripete da mesi che Giuseppe Conte non esiste e ieri mi ha telefonato commentando “te l’avevo detto”. È andato da Draghi per presentare il suo programma, ma lo ha dimenticato – esordisce il direttore editoriale di Tgcom24 durante la puntata di giovedì 7 luglio, dove prova quindi ad allargare gli orizzonti – La gag non fa ridere gli italiani, personalmente mi sono distratto dalla politica italiana e ho iniziato a guardare di lato, dove euro e dollaro sono arrivati al pareggio. Non è un aspetto positivo per l’Europa, le nostre sanzioni ci stanno inguaiando, al contrario della Russia”.

 

Quindi la provocazione: “Putin è un dittatore orribile e possiamo pure rispondergli male, come abbiamo fatto negli ultimi tre mesi, ma pensate che Erdogan sia un sincero democratico? Draghi sei mesi fa gli ha detto che era un dittatore, mentre ora dice che è un nostro amico. Se questa è la politica realista, facciamola finita con questa guerra che sta mettendo in ginocchio tutti, a partire dagli ucraini”. Una teoria confermata, a suo parere dalla caduta di Boris Johnson, ritenuta “la punta di lancia, ancora più di Biden, di una teoria che diceva “più saremo feroci contro Putin, più il suo mondo si sgretolerà e sarà costretto ad andarsene”.

“Ora il suo partito lo ha mandato a casa, perciò quando saremo abbastanza grandi senza essere ideologici per capire che questa strada è sbagliata e dannosa? Tutte le guerre finiscono con una pace, con un trattato. Non si potrà stabilire cos’è l’Ucraina se non si chiude questa guerra e si stabiliscono i confini, così come è stato per noi con l’Istria”. E ancora: “Ho sentito dire con grande leggerezza che questa guerra si chiude solo quando lo decideranno gli ucraini e Zelensky, ma non è così. Quando si fa un’alleanza grande poi è questa che mette fine al conflitto, non il Paese interessato e basta. L’unica persona che oggi può andare a trattare con l’una e l’altra parte, perché è rimasta intatta e non abbiamo neanche ascoltato abbastanza, è il Papa“.