Trent’anni fa il caso-Tortora: cosa è cambiato?

17 Giugno 1983: trentanni fa veniva arrestato Enzo Tortora. Fu condannato innocente a 10 anni di carcere. Fu assolto in Appello. La Giustizia diede di se’ un’immagine agghiacciante. L’informazione anche. Da trent’anni ad oggi, non è cambiato molto. Anzi, certe dinamiche si sono consolidate. Esplose allora il processo mediatico e spettacolare, capimmo i rischi dell’uso dei pentiti e il significato della gogna mediatico-giudiziaria.

Oggi gli stessi comportamenti si ripropongono amplificati. Perché il referendum per introdurre la responsabilità dei magistrati, stra-votato dai cittadini, è stato disatteso e tradito. Ci sono giudici che sbagliano e non pagano, anzi fanno carriera, come quelli che accusarono Tortora. Ma ci sono anche giudici che NON sbagliano come Michele Morello che in Appello ripercorse l’inchiesta e ristabilì la verità. Pochi ricordano il suo nome perché i magistrati che fanno il loro dovere non sono eroi, non hanno i media a disposizione.
Bene, se chi sbaglia non paga, come succede a tutti, dai medici ai tranvieri, la penalizzazione per quelli bravi è doppia. Mi sembra un buon argomento per ricominciare concretamente la rubrica Fatti e Misfatti sul Canale TGcom 24, come faccio oggi in diretta alle 13.
Tratterò un tema ogni giorno, da un altro punto di vista rispetto all’informazione prevalente. Troverete sul sito lo streaming in diretta e sul blog prima l’argomento in discussione, che potrete commentare liberamente.

Sofri e Deaglio, mi vergogno per voi

Qualche volta, il venerdì viaggio. E leggo i giornali dalla prima all’ultima riga. Poi, me ne pento.
Adesso, esco stravolto dall’accoppiata Repubblica- Il venerdì.
Sul quotidiano, Adriano Sofri, si avventa su Beppe Grillo, le sue note caratteristiche populiste e antidemocratiche, l’uso spregiudicato della Rete, le sue previsioni politiche sbagliate. L’ex leader di Lotta Continua spiega con cognizione di causa che i movimenti “leaderless” sono sempre dirigisti e nemici della democrazia. Lo spiega riferendosi al Movimento 5 Stelle. Nell’ inserto, con perfetta sintonia culturale, Enrico Deaglio, ex direttore del quotidiano Lotta Continua, attacca con violenza ancora maggiore Re Grillo e la democrazia del Web.
La rete e’ un Porcellum elettronicum, piena di scemenze e perversioni. Continua a leggere

Voleva smacchiare il giaguaro, non riesce a sopportare un grillo

Basta insultare Grillo. Bisogna smettere di ironizzare sulle ingenuità e le modalità di comunicazione degli eletti del Movimento 5 Stelle.
La figura degli idioti la fanno i commentatori e i giornalisti che insistono sul tasto dei “selvaggi grillini”. Tanto più se non hanno il coraggio di trattare allo stesso modo gli altri politici, in particolare quelli della sinistra, che sono letteralmente rimbecilliti dopo la delusione elettorale e il successo dei 5 Stelle. E’ una sindrome pazzesca quella di Bersani: voleva smacchiare il giaguaro, non riesce a sopportare un grillo. Continua a leggere

Oscar, gli elettori perdonerebbero, Zingales no

Lettera di Paolo Liguori al leader di Fare per Fermare il Declino dopo l’ “autogol”:

“Caro Giannino, hai fatto proprio un bel botto. E non come Grillo che, con l’aiuto di Celentano, si prepara al raccolto. No, il tuo è un vero crack. Così non fermi il declino, lo aumenti. Ti metti anche tu in caduta libera.
E perché?  Per uno stupido master? Cosa vuoi che importi agli elettori se hai fatto il Master a Chicago, oppure no? Importa a Zingales e come! visto che avresti dovuto pagarlo profumatamente. A lui i conti non tornano e ti ha sputtanato. Un campione di precisione, un perfezionista, un rompiscatole. Continua a leggere

Roma, liberati dai somari

Mi sono fermato, impietrito, a riflettere. La situazione della Roma e’ gravissima, sull’orlo del collasso. La confusione e’ totale. Due proprietà, due direttori, due amministratori delegati, un esercito di impiegati, mezzo allenatore e nessuno prende la responsabilità delle decisioni.
Neppure di tirare un rigore, nella squadra che ha il primo rigorista d’Italia.
Ho letto dai somari che Andreazzoli e Sabatini avrebbero criticato Totti perché non ha strappato con forza il pallone di mano a Osvaldo. Fosse vero, bisognerebbe frustarli legati al cancello di Trigoria, non soltanto mandarli a casa, come meritano.
Nell’emergenza, non ci resta che ripartire da Zeman. Continua a leggere

Il realismo batte i sognatori

Alla fine, hanno esonerato Zeman. Un gruppo di impiegati e funzionari del calcio italiano ha gettato la sua testa in pasto ad una campagna di informazione che- temevano- sarebbe arrivata presto a chiedere conto del loro pessimo operato. Hanno guadagnato tempo, perché i Somari, pazzi di gioia per la vittoria, raglieranno per un po’ contro Zeman e il suo calcio impossibile. È’ la vittoria del realismo contro i sognatori, gli illusi? Neanche per sogno, il contratto di Zeman era servito a coprire in fretta le magagne dell’anno scorso, il suo esonero quelle di quest’anno.

Pensateci bene: l’esonero di un allenatore e’ usato in genere per dare una sferzata ad una squadra pigra, questa volta e’ stato usato per lanciare un segnale ai peggiori, quelli che detestano il lavoro il doppio allenamento, i ritiri. Basta guardare il Capitano, che ha seguito il Boemo con un gruppo di giovani ( anche Pjanic, dipinto per settimane falsamente come scontento) e si è trovato in una forma strepitosa. Quelli che hanno esonerato Zeman l’anno scorso volevano mettere in pensione Totti. Ricordate? O i Somari vi hanno rubato anche la memoria. Continua a leggere

Somari e vigliacchi

La carica dei Somari sembra inarrestabile. Si incitano a vicenda e si esaltano, perché sentono di essere ad un passo dallo scalpo del Maestro Zeman.
I Somari agitano le loro bandiere alternative: finalmente un po’ di normalità, con Malesani e Panucci (avessi detto!!).
I tifosi della Roma, quelli con il cuore rosso e giallo come il sole, guardano allibiti. E fanno male: dovremmo lanciare una contro carica  invece. Perché questi Somari, oltre che ottusi sono vigliacchi. Solo sostenendosi a vicenda, da giornali, televisioni, radio trovano il coraggio di sparare su un uomo limpido e coerente. Solo perché altri vigliacchi in società non lo difendono e lo lasciano in pasto a bestie calcistiche. Pensate un po’: l’accusa più grave è quella di non essersi riuscito ad integrare con quel meraviglioso marciume che domina nel calcio italiano e moltissimo a Trigoria.
No, non si è adeguato il Maestro e ha fatto benissimo. Continua a leggere

Zeman a Lilliput

Speravano in tanti che perdesse. Per rinfocolare polemiche e attacchi. Hanno puntato tutte le critiche sui risultati, omettendo ogni attenuante favorevole. Nascondono da settimane la realtà dei fatti: provate a confrontare Roma e Fiorentina, Zeman e Montella. Tutte e due giocano bene, ma raccolgono meno di quanto meritano; praticamente sono a pari punti (il gol inesistente del Chievo fa la differenza), ma la Roma ha vinto due confronti diretti.
Risultato: parole di miele dappertutto per Montella e i viola, critiche aspre, al limite della denigrazione per i giallorossi. Peggio ancora: quando Zeman perde è regolare, quando vince sono Totti o gli altri giocatori che gli hanno cambiato il modulo in campo. Continua a leggere

VIOLENZA ORGANIZZATA

E’ tornata la violenza. Organizzata, perché quella diffusa è ben presente nella vita quotidiana. E la subiscono certamente anche le migliaia di giovani disoccupati, emarginati, senza futuro.
Ma la violenza organizzata è un’altra cosa, l’abbiamo visto ieri a Roma, Milano, Torino e altre città. E’ quel fenomeno che all’improvviso e simultaneamente trasforma cortei di studenti in dimostrazioni di guerriglia. Con danni devastazioni e feriti.
Sono gruppi infiltrati, dicono gli ipocriti e ripetono gli ingenui. Ma non è vero. Ci si può infiltrare in un corteo, ma non in tutta Italia contemporaneamente. Continua a leggere